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venerdì 29 ottobre 2010

Fini maestro di diritto pubblico.

Fini, austero statista, impartisce agli ascoltatori una lezione di diritto pubblico. Dice che i pubblici ministeri sono assoggettati all' esecutivo sotto il fascismo.

http://video.corriere.it/no-pm-assoggettati-esecutivo-come-fascismo/23a333a0-e35f-11df-b688-00144f02aabc

In realtà nella grande maggioranza  delle democrazie occidentali la pubblica accusa è subordinata all' esecutivo.

http://it.wikipedia.org/wiki/Pubblico_ministero

Forse l' on. Fini pensa che Gran Bretagna e Stati Uniti siano regimi fascisti? Eppure il fascismo dovrebbe conoscerlo bene!

Il presidente Fini ha trascorso la sua giovinezza preparandosi a diventare maestro elementare. Nell' interesse del paese forse è il caso che realizzi le sue aspirazioni giovanili.

http://it.wikipedia.org/wiki/Gianfranco_Fini

http://presidente.camera.it/758?presidente_testo=4

Strano però. Su Wikipedia laurea in pedagogia. Nella biografia ufficiale della Camera laurea in psicologia.
Due lauree, errore o altro?

martedì 26 ottobre 2010

Prepariamoci ad affrontare gli avversari di sempre.

Fini continua il suo gioco allo sfascio. Cerca soltanto il pretesto per il "ribaltone" e/o nuove elezioni. Il presidente Berlusconi compie ogni sforzo per assicurare al paese un governo efficiente ma l' opposizione al rinnovamento delle istituzioni e della società italiane è ogni giorno più dura e spudorata.
Gli avversari sono sempre i soliti. "Poteri forti", magistrati politicizzati, eredi della sinistra antioccidentale e illiberale, politicanti frustrati nelle loro meschine aspirazioni personali.
Si annusano e si accompagnano tra loro i nemici di uno stato leggero al servizio dei cittadini, i fabbricanti impenitenti di debito pubblico fuori controllo e di imposte ingiuste e ingiustificate, i nemici della democrazia che intendono sottrarre ai cittadini il potere di scegliere direttamente il loro governo.

Noi abbiamo già mostrato su queste pagine come affrontare con le idee e con le ragioni della libertà questi avversari in lotta per la sopravvivenza, scatenati contro chi può impedire loro di continuare a devastare il paese.
E' arrivato però il momento dell' impegno diretto, della testimonianza attiva, personale, nelle nostre case, al bar, sul luogo di lavoro, a scuola, in piazza. Mostriamo a tutti che c' è ancora chi difende la libertà, la propria famiglia, il proprio lavoro, il proprio risparmio. E con essi il nostro bellissimo paese, l' Italia.
E' qui, sul nostro stesso territorio, nei luoghi dove viviamo, che possiamo dare il nostro contributo decisivo in un confronto che sarà ancora senza esclusione di colpi.

Su queste pagine continuerete a trovare gli strumenti per smascherare i falsari. Noi ci saremo sempre. Siamo certi che i nostri avversari troveranno pane per i loro denti. Tutti in piedi a difendere la libertà!  

giovedì 21 ottobre 2010

Il presidente Berlusconi suona la sveglia al PdL.

Il presidente Berlusconi ha posto il PdL di fronte alle sue responsabilità. Mentre il governo ha ben operato, fronteggiando la crisi con fermezza ed efficacia, il partito è rimasto indietro. Resta insufficiente il radicamento nel territorio, la presenza tra la gente, la capacità di spiegare e di proporre.
Dobbiamo rispondere al richiamo del presidente. Prima di tutto confermandogli le nostre stima, lealtà, gratitudine e solidarietà. Poi replicando ad acune critiche fatte a Berlusconi anche da autorevoli intellettuali di area liberale.
Si è a lui rimproverato di non aver costruito un solido partito tradizionale e di non aver stimolata la formazione di un valido gruppo dirigente. Ma si tratta di accuse del tutto infondate. Berlusconi ha scelto persone di grande valore per il suo governo. Frattini, Tremonti, Alfano, Sacconi, Gelmini, Brunetta, Valducci.
Hanno dimostrato con i fatti, ogni giorno, capacità e lealtà. Collaborano con il presidente Berlusconi nel governo e sono una grande ricchezza anche per il partito. Costituiscono un solido punto di riferimento politico per militanti e simpatizzanti, al fianco di Berlusconi. 
Che non ha costruito un partito tradizionale per validissime ragioni. Un partito tradizionale sarebbe diventato presto preda di politicanti maestri nel gioco delle tessere, pronti a frapporsi tra il partito stesso e quei cittadini che i politici sono invece chiamati a servire nell' interesse del paese.
Dobbiamo dunque continuare la costruzione di un partito nuovo, leggero, aperto anche all' impegno dei simpatizzanti non iscritti, dove non ci sia posto per politicanti privi di genuine motivazioni ideali. Questo partito nuovo deve mettere solide radici nel territorio, addirittura più dei vecchi partiti.
L' obiettivo di radicare il grande partito dei liberali e dei moderati nel nostro territorio è reso difficile dall' ostilità del potere rosso, della sua rete clientelare, ma anche di tante persone in buona fede. Proprio sulla loro buona fede e sulla loro intelligenza contiamo. Sapranno superare pregiudizi e resistere alla disinformazione, valutando con obiettività le proposte di chi qui più che altrove rappresenta il nuovo, la possibilità di superare un sistema di potere che soffoca insieme coscienze, imprese e lavoro.
Presentiamo la nostra capacità di coniugare modernità e tradizione, il nostro affetto per il territorio che ci ospita unito al rifiuto delle ossessioni identitarie, la nostra attenzione particolare per il lavoro, le imprese, la famiglia. Il consenso non mancherà.

lunedì 18 ottobre 2010

Non dietro il mio giardino, non davanti al mio balcone.

Questo blog si propone non solo l' obiettivo di partecipare al dibattito pubblico della comunità vignolese, ma anche quello di portare la grande politica nella comunità locale.
Siamo infatti convinti dell' interdipendenza di queste due prospettive d' azione e di riflessione.
Vogliamo essere e siamo il movimento politico dei fatti, del tentativo di risolvere i problemi del paese nel segno insieme della modernità e della tradizione.
Uno dei  problemi più pressanti è quello delle infrastrutture. Il paese ha bisogno di nuovi stabilimenti produttivi, di nuove vie di comunicazione, di nuovi strumenti di approvvigionamento energetico e di smaltimento dei rifiuti. Di nuove carceri e comunità di recupero.
La storia degli ultimi cinquanta anni ha visto l' Italia accumulare un pesantissimo debito pubblico. Questo, soprattutto quando la situazione economica internazionale è difficile, limita fortemente le risorse disponibili per le infrastrutture. Sia pure con questi limiti, risorse importanti sono comunque a disposizione.
Ma, e qui torniamo alla riflessione di partenza, spesso tali risorse non possono essere impiegate per l' opposizione delle comunità locali. Chi governa e vuole governare il paese con efficacia e senso di responsabilità ha il dovere della franchezza, di non nascondersi dietro la retorica e gli stratagemmi di corto respiro.
Allora bisogna dire chiaramente che le comunità locali hanno tutto il diritto di pretendere il rispetto delle leggi e la appropriata considerazione delle peculiarità dei luoghi e dei territori. Non si può costruire una centrale nucleare su un territorio a rischio sismico elevato o un rigassificatore nel cuore di una città.
Ma non possono essere accolte quelle richieste che tendono a far prevalere interessi privati e particolari sull' interesse generale. A nessuno fa piacere un nuovo carcere nella zona dove abita. Ma se nessuno vuole un nuovo carcere o un nuovo inceneritore sul proprio territorio queste strutture indispensabili non si costruiranno mai.
Se qualcuno strumentalizza gli istinti egoistici che inevitabilmente sono presenti non c' è che un rimedio. Non votiamolo. Si parla e straparla di moralità dei politici. I politici immorali sono proprio questi che, per conservare o conquistare una poltrona, compromettono il futuro nostro e soprattutto dei nostri figli.

mercoledì 13 ottobre 2010

La Magistratura in una democrazia liberale.

Sulla giustizia il dibattito pubblico è battaglia senza esclusione di colpi. Noi chiediamo che la discussione parta dai bisogni della gente e conduca a riforme efficaci.
I cittadini hanno bisogno di ottenere in tempi ragionevoli decisioni fondate su norme certe e comprensibili. Non vogliono che i governi da essi scelti siano colpiti dall' azione di pochi magistrati politicizzati che intendono determinare l' indirizzo politico del paese.
Quali riforme? Bisogna prima di tutto vedere cosa succede nelle altre grandi democrazie occidentali.
Se guardiamo come si fa giustizia negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Francia, in Germania, in Svizzera, in Olanda notiamo prima di tutto una più netta distinzione tra pubblica accusa e magistrati che decidono le controversie. Poi una effettiva responsabilità dei magistrati. Poi ancora accorgimenti per evitare che la Magistratura diventi un corpo chiuso, completamente autoreferenziale, non coordinato con gli altri organi e poteri dello stato. Ed infine possiamo osservare lo sforzo di dare certezza alle regole da applicare, affinchè tutti sappiano come regolarsi nei loro comportamenti quotidiani.
E le leggi "ad personam"? C' è una disposizione nel codice penale italiano che vieta e punisce l' omicidio, anche quello del presidente Berlusconi, ovviamente. Dobbiamo considerarla una norma "ad personam"?
Su queste faccende la nostra sinistra ci ha presi in giro con suggestivi discorsi su separazione dei poteri, tradizione liberale, grandi maestri di pensiero.
Due cose soltanto, per mettere la pulce nell' orecchio.
Le altre vecchie democrazie liberali. L' Olanda è tra queste una delle più antiche e solide. Se andate sul sito della sua ambasciata in Italia, nella parte che illustra le istituzioni olandesi,  potete leggere queste parole:


 "Il primato della rappresentanza popolare è dimostrato sia dall'assenza di una corte costituzionale che possa esercitare il controllo della costituzionalità delle leggi sia dal fatto che il potere esecutivo deve ottenere la fiducia dal Parlamento".

http://www.olanda.it/Paesi_Bassi/Paesi_Bassi/L_ordinamento_dello_stato_olandese/La_democrazia_rappresentativa
                                          
Poi il vecchio Montesquieu, citato a sproposito per difendere una magistratura costituita in corpo chiuso e totalmente autoreferenziale.
Ebbene Montesquieu, al contrario, auspicava tribunali temporanei, formati da giudici popolari non professionisti, idonei a formare un "potere invisibile e nullo" che non si impadronisca di compiti da riservare al legislatore.

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=26749&Itemid=29

Ancora una volta ricordiamo che per difendere la libertà in Italia bisogna avere buona memoria ed uno spirito critico sempre vivo.

lunedì 11 ottobre 2010

Alpini italiani.

Oggi i funerali dei quattro alpini morti in Afghanistan per il nostro paese. Li onoriamo con il nostro affetto e con la nostra stima. Sono i figli migliori dell' Italia. Nei loro visi la tranquilla certezza di aver fatto la scelta giusta, quella di servire il paese senza riserve. Indichiamoli ai nostri giovani come un modello alto, grande, che rimane nel tempo.

venerdì 8 ottobre 2010

Privatizzare la RAI? Una truffa!

Ancora un caso italiano, da meditare attentamente. Dal finiano on. Della Vedova la proposta, già sentita tante volte, di privatizzare la RAI.
I liberali dovrebbero accogliere la proposta con entusiasmo. Sì, ma in un paese normale. In Italia, in questo modo, al posto della RAI lottizzata ma pluralista, avremmo una RAI consegnata alla sinistra ed ai cosiddetti "poteri forti". 
Dalle nostre parti perfino le idee liberali vengono utilizzate a scopo truffaldino. Siamo nel luogo dove tutto non è come sembra. Non è un paese per ingenui.

sabato 2 ottobre 2010

Ora i fatti! Dopo sarà troppo tardi.

Mentre purtroppo qualcuno toglie la pistola dalla naftalina e tenta di passare dalla violenza delle parole a quella delle pallottole noi non ci nascondiamo ed affrontiamo i problemi veri del paese.
Due parole bastano per presentarli: produttività e competitività. Come nelle altre economie avanzate interi settori produttivi rischiano letteralmente di traslocare, di essere trasferiti in altre regioni del mondo, dove i fattori della produzione risultano più convenienti.
Cosa fare? Non pretendiamo certo di indicare soluzioni definitive. Ma per destare l' attenzione, che è il nostro obiettivo immediato, è sufficiente non temere di risultare sgradevoli.
Ed allora diciamo francamente che certe speranze si riveleranno illusioni. 
Già ora in Cina, India e Brasile la scuola sforna ottimi ingegneri, chimici, biologi, ricercatori e tecnici. E la creatività, l' intelligenza creativa, non sono un privilegio di noi italiani ma una prerogativa dell' umanità intera. Presto anche in quei grandi paesi emergerà il nuovo, da ogni punto di vista.
Certo Venezia, Roma, Firenze, Capri saranno sempre visitabili solo in Italia. Il turismo è una preziosa fonte di reddito nell' età della globalizzazione. Dobbiamo puntare su di esso. E fare molto di più e meglio.
Senza dubbio certe produzioni di qualità sono legate ad un territorio. I produttori del nostro buonissimo aceto balsamico tradizionale, dei nostri lambruschi, delle nostre ciliege, del nostro parmigiano reggiano, per fare esempi che ci toccano direttamente, vanno difesi ed aiutati.
Ma davvero turismo e produzioni di qualità legate a determinati territori potranno offrire opportunità alla maggioranza dei nostri giovani? A tutti quei cervelli che emigrano in cerca di ambienti più favorevoli? Realisticamente non possiamo immaginarlo.
E allora arriviamo al nocciolo duro, ruvido del problema. Come fornire ai nostri imprenditori motivi importanti per produrre qui e non altrove? Come dare ai capitali in cerca di impiego ragioni per fermarsi da noi, per innescare sviluppo e creazione di nuova ricchezza?
Gli enti locali, comuni, province e regioni, hanno responsabilità importanti. Sono parte integrante del problema. Essi sono chiamati ad una maggiore efficienza ad un minor costo.
Troppa burocrazia, inefficienza, spese destinate alla conservazione di un sistema di potere che soffoca lo sviluppo.
 I nostri imprenditori chiedono di essere posti nelle condizioni di confrontarsi almeno alla pari con i loro competitori. Non avranno risposte da chi si è sempre preoccupato di dividere torte, non di produrne di nuove.