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domenica 13 marzo 2011

Storia e idee per giovani (e meno giovani) liberali.

L' ambiente in cui ci muoviamo è il prodotto della storia, quella degli eventi ma anche quella delle idee. Il seguente è un percorso insieme costruttivo e ricostruttivo che proponiamo a chi vuole avvicinarsi con maggior consapevolezza  al movimento politico dei liberali e dei moderati italiani, il Popolo della Libertà.

Il patrimonio ideale e concettuale a cui ci riferiamo è quello del liberalismo democratico, dell' anticomunismo democratico e dell' antitotalitarismo.
I grandi pensatori liberali, Tocqueville, Hayek ed in particolare Karl Popper, ci consentono di comprendere a fondo la libertà e le condizioni che la rendono possibile. Qui veramente teoria e pratica politica si toccano.  Molti grandi statisti occidentali degli ultimi decenni del Novecento hanno ammesso il loro debito intellettuale e politico verso Hayek e Popper, che spesso conoscevano personalmente. Tra essi la signora Thatcher e i cancellieri tedeschi Kohl e Schmidt.
La visione liberale che si ricava da questi grandi intellettuali non è mai dogmatica: nelle loro opere troviamo il favore per la libertà e il riconoscimento della necessità di regole, dall' esistenza delle quali la stessa libertà dipende. In economia, il mercato quando possibile, lo stato quando necessario.
Questo grande pensiero liberale non è mai stato anticristiano. In esso è invece diffusa la consapevolezza dei legami profondi tra cristianesimo e libertà. Il liberalismo di Popper e Hayek ha sempre avversato il razzismo e il nazionalismo. Noi amiamo il nostro paese, la sua cultura e le sue tradizioni. Ma essi non devono rappresentare un' ossessione identitaria che ci limiti ed indebolisca, precludendoci preziose opportunità.
Noi condanniamo ogni forma di razzismo, in particolare l' antisemitismo. Noi intendiamo contrastare con la massima fermezza l' immigrazione clandestina ma lavoriamo per ridurre la povertà ovunque si manifesti.

In una ideale biblioteca liberale dovrebbero quindi trovare posto:

-  KARL POPPER, La società aperta e i suoi nemici


-  KARL POPPER, Miseria dello storicismo


-  KARL POPPER, Tutta la vita è risolvere problemi


-  KARL POPPER, Alla ricerca di un mondo migliore


- KARL POPPER, La lezione di questo secolo


- FRIEDRICH A. von HAYEK, La via della schiavitù


- ALEXIS de TOCQUEVILLE, La democrazia in America.

Sotto il profilo della storia delle idee molto utile

- FRANCOIS FURET, Il passato di un' illusione.



Di POPPER si possono vedere anche queste due interviste, una delle quali realizzata da Marcello Pera, concesse dal filosofo austriaco già in età avanzata:

prima parte su informazione e violenza in TV a danno dei bambini


seconda parte


intervista filosofica realizzata da Pera



Ci pare fondamentale anche una miglior conoscenza della storia dell' Italia unita, con particolare attenzione al periodo che va dalla Seconda guerra mondiale (1939-45) ad oggi. La storia del nostro paese, rispetto a quella delle altre importanti democrazie occidentali, presenta notevoli anomalie.
A partire dalla Resistenza ai nazifascisti, in Italia egemonizzata dalla componente comunista stalinista, mentre le Resistenze del Nord Europa, Francia compresa (De Gaulle), furono in larga misura o esclusivamente nazionali e democratiche.
Dalla nostra anomala Resistenza è derivata l' egemonia sulla sinistra italiana conseguita dai comunisti dipendenti dall' Unione Sovietica. Tale egemonia ha impedito l' alternanza al governo tra sinistra democratica e moderati realizzata nelle altre grandi democrazie.
Addirittura nella nostra Emilia molti enti locali hanno da più di sessanta anni solo amministrazioni di sinistra. Un potere rosso che ormai si regge solo grazie a vaste reti clientelari.
L' egemonia politica della sinistra filosovietica è diventata egemonia culturale. Redazioni dei giornali,  case editrici e  cattedre universitarie sono state preda quasi esclusiva di intellettuali di area comunista o simpatizzanti. Da qui il nostro ritardo culturale e il nostro provincialismo: la "Società aperta" di Popper, scritta durante la Seconda guerra mondiale, è stata diffusa in Italia solo alla metà degli anni Settanta.
All' inizio degli anni Novanta una serie di processi ("Mani Pulite") azzerò la rappresentanza politica dei moderati italiani. Democrazia Cristiana, Partito socialista italiano ed alleati minori scomparvero sostanzialmente dalla scena politica.
Ma nel 1994 l' impegno politico di Silvio Berlusconi consentì ai liberali ed ai moderati italiani di tornare alla vittoria elettorale. Da allora prima Forza Italia poi il Popolo della Libertà hanno lavorato per modernizzare il paese, riformare le istituzioni e dare slancio all' economia, provocando dure resistenze.



Come introduzione alla storia dell' Italia contemporanea si può leggere:

- ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA, Tre giorni nella storia d' Italia

Molto importanti sono anche:


- VICTOR ZASLAVSKY, Lo stalinismo e la sinistra italiana


- VICTOR ZASLAVSKY e ELENA AGA - ROSSI, Togliatti e Stalin





Sulla storia dell' Unione Sovietica:


- VICTOR ZASLAVSKY, Storia del sistema sovietico


- M. GELLER e A. NEKRIC, Storia dell' URSS


L' obiettivo di oggi è rappresentato dalla costruzione di un movimento politico radicato nel territorio e nella società eppure "leggero", aperto alla collaborazione di tutti i simpatizzanti, attivo in internet e nei social network, capace di coniugare tradizione e innovazione, amore per il nostro paese e capacità di fronteggiare le sfide della globalizzazione, cogliendone le opportunità.

sabato 5 marzo 2011

Riforma della giustizia. Guardiamo cosa succede nelle altre democrazie.

Prima un video americano. I funzionari della Pubblica accusa negli Stati Uniti sono semplici avvocati dello stato. Qui uno di loro, in questo caso una signora, cerca di convincere una giuria popolare della colpevolezza di un imputato. Quando sentiamo certe critiche a Berlusconi pensiamo a questo.



Poi un salto su Wikipedia" Pubblico ministero":



Ordinamenti di civil law (tra i quali l' italiano)


"...In certi ordinamenti di civil law, tra i quali l'Italia e la Francia, i funzionari del pubblico ministero sono magistrati ed appartengono, quindi, allo stesso ordine, la magistratura, del quale fanno parte i giudici; essi costituiscono la cosiddetta magistratura requirente in contrapposizione alla magistratura giudicante costituita dai giudici. Il fatto che appartengono allo stesso corpo dei giudici non implica che godano delle stesse garanzie d'indipendenza assicurate a questi ultimi; anzi, il caso dell'Italia, ove giudici e magistrati del pubblico ministero godono di garanzie pressoché equivalenti, è da considerarsi eccezionale. I magistrati del pubblico ministero dipendono dal governo e, in particolare, dal ministro della giustizia, anche se i poteri attribuiti a quest'ultimo variano notevolmente, dalla semplice vigilanza fino alla preminenza gerarchica (come in Francia).
In altri ordinamenti di civil law i funzionari del pubblico ministero non appartengono alla magistratura ma al potere esecutivo e sono inseriti nel ministero della giustizia (come in Germania e in Austria) o costituiscono un apparato organizzativo autonomo che fa capo al procuratore generale. Quest'ultimo in alcuni ordinamenti dipende dal ministro della giustizia (come in Spagna o nei Paesi Bassi) o fa parte del governo (come in Messico o in Polonia)..."


Ordinamenti di common law

"Negli ordinamenti di common law il prosecutor, che svolge le funzioni di pubblico ministero nel processo penale, è tipicamente un avvocato; nell'esercizio di tali funzioni è considerato un professionista legale, soggetto alle relative responsabilità, sebbene dipenda dallo stato o da un ente pubblico territoriale.
In molti ordinamenti di common law (Australia, Canada, Inghilterra e Galles, Irlanda del Nord, Sudafrica ecc.) i prosecutor fanno capo al Director of Public Prosecutions, di nomina governativa; questo, di solito, dipende a sua volta dall'Attorney General, che fa parte del governo, ma alcune costituzioni più recenti (per esempio quella sudafricana) tendono a garantirgli una posizione d'indipendenza. In altri ordinamenti i prosecutor fanno invece capo dall'Attorney General.
Negli Stati Uniti i prosecutor che operano presso le corti federali dipendono dall'Attorney General federale; quelli che operano presso le corti statali fanno invece capo ad organi locali variamente denominati (District attorney, Commonwealth's attorney, State's attorney, County attorney ecc.), soggetti alla vigilanza dell'Attorney General dello Stato, che in alcuni stati sono nominati dall'esecutivo locale (il governatore dello stato, l'organo di governo della contea ecc.) mentre in altri sono eletti dal popolo".








giovedì 3 marzo 2011

Shahbaz Bhatti, cattolico difensore dei deboli e degli emarginati. Intervista a Frattini.

Shahbaz Bhatti, ministro pachistano per le minoranze religiose, cattolico, è stato ucciso dai talebani. Ancora una tragedia colpisce le comunità cristiane dei paesi islamici.  Nonostante le iniziative pressanti del governo italiano a tutela dei cristiani, l' azione dell' Unione Europea resta insufficiente.
Il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenireha intervistato su questo tema il ministro degli esteri Frattini:


Frattini: un martire. L’Europa codarda

«Adesso i codardi di quell’Europa che rifugge dalla condanna del fondamentalismo religioso verseranno le loro lacrime di coccodrillo, alleati di quei codardi che in Pakistan conoscono solo il sangue degli attentati». Non ha usato il linguaggio felpato della diplomazia il ministro degli Esteri, Franco Frattini, nell’esprimere la più ferma condanna per l’uccisione di Shahbaz Bhatti. «Un simbolo della libertà religiosa che ha pagato con la vita», lo definisce il titolare della Farnesina, che conosceva personalmente il collega pachistano.

Signor ministro, a chi si riferisce quando parla di codardi dell’Europa?Penso a coloro sempre molto attenti al "politically correct" fino al punto di non utilizzare mai, in un documento ufficiale, le parole "cristiani perseguitati". La ritengo una codardia politica che oggi, di fronte ad un nuovo martire, è ancor più scandalosa.

Che ricordo ha del ministro Bhatti?Era una persona coraggiosa, che ho conosciuto in un momento particolarmente difficile per la vita del suo Paese. Lo incontrai a Roma lo scorso settembre e poi lo rividi a novembre ad Islamabad, quando eravamo tutti in ansia per la condanna a morte che pende sul capo di Asia Bibi. Nel suo ufficio, piccolo e modesto, mi presentò i leader delle varie minoranze religiose, non solo di quella cristiana cui apparteneva. E mi fece una confidenza che adesso posso svelare.

Di cosa si trattava?Mi disse che i suoi avversari stavano cercando di togliere i fondi al ministero per le Minoranze religiose, un modo per ridurlo all’insignificanza e, quindi, alla chiusura. E mi chiese d’aiutarlo a far conoscere il suo lavoro nella comunità internazionale. Solo così avrebbe potuto salvare il suo ministero.

Nel comunicato emesso dalla Farnesina subito dopo l’uccisione del ministro Bhatti, si chiede alle autorità pachistane di far luce sull’assassinio e di confermare l’impegno a difendere la minoranza cristiana. Finora un impegno abbastanza scarso, non crede?Il fatto che il presidente pachistano Zardari avesse riconfermato Bhatti nel recente rimpasto di governo è stato un segnale importante. Adesso deve compiere un passo in più, andando fino in fondo nel perseguire i responsabili di un delitto così atroce.

La legge sulla blasfemia non è stata cambiata...Lo stesso ministro Bhatti era consapevole che questa legge, nella situazione politica interna, non si può abrogare. Lui proponeva delle modifiche che ne impedissero un’applicazione arbitraria ed assurda. La comunità internazionale deve continuare a fare pressioni perché la legge sulla blasfemia non sia più un’arma di ricatto nei confronti delle minoranze, uno strumento per condannare a morte i cristiani come Asia Bibi. Nel suo caso la condanna è stata congelata, ma noi chiediamo la sua definitiva assoluzione.

L’Unione europea ha finalmente adottato un testo in difesa della libertà religiosa nel mondo, ma nel documento non si fa alcun cenno a misure concrete nei confronti di quei Paesi dove le minoranze religiose sono perseguitate...Non c’è stato quel coraggio politico. Abbiamo però chiesto all’Alto Rappresentante della politica estera della Ue, la signora Ashton, di riferire quanto prima al Consiglio su un piano d’azione a tutela della libertà religiosa. Ed io sarò molto attento alla sua relazione. L’Europa può e deve fare di più. Come abbiamo fatto per Sakineh e per Asia Bibi, io credo che la foto di Shahbaz Bhatti dovrebbe campeggiare sulla facciata di qualche palazzo delle nostre istituzioni, a ricordare una grande battaglia di libertà con i suoi eroi ed i suoi martiri.

Signor ministro, la crisi libica ci trova in prima linea. Non prova un po’ d’imbarazzo nel condannare adesso un personaggio come Gheddafi che è sempre stato considerato un partner privilegiato, accolto con tutti gli onori dal governo italiano?Guardi, è lo stesso imbarazzo che dovrebbero provare tanti leader del mondo. Dai britannici che hanno riconsegnato a Tripoli il terrorista della strage di Lockerbie, al presidente francese che ha ospitato Gheddafi per cinque giorni a Parigi, a tutti coloro che avevano votato a favore della Libia come membro della Commissione Onu per i diritti umani. Quel che conta è che oggi l’Italia, insieme con la stragrande maggioranza degli Stati del mondo, non vuol avere più niente a che fare con Gheddafi.

Che cosa intende fare il nostro governo?Abbiamo deciso due importanti missioni umanitarie. La prima, su richiesta dell’Egitto e della Tunisia, prevede l’aiuto a circa 60mila egiziani che lavoravano in Libia ed ora sono fuggiti in Tunisia. Ci è stato chiesto di assisterli e di fare in modo che possano rientrare in patria sani e salvi. La seconda missione umanitaria si dirigerà in Cirenaica portando cibo e medicinali a una popolazione stremata.

Che cosa pensa di un eventuale intervento militare dall’esterno?È un’ipotesi che ha già sollevato le perplessità della Lega Araba. Escludo categoricamente che l’Italia possa partecipare ad un’azione militare in Libia, per ovvi motivi legati al nostro passato coloniale. Al massimo, potremmo dare la disponibilità logistica delle nostre basi, ma anche in questo caso occorre un chiaro mandato internazionale dell’Onu. E, comunque, qualsiasi tipo d’azione deve tener presente il delicato contesto politico e culturale del mondo arabo.
Luigi Geninazzi   

Per informazioni sull' assassinio di Bhatti  un articolo Asianews