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"Ci sono dubbi sulla quantità di indagini"
Roma 25 Gennaio 2011
Corriere della Sera
Paola Di Caro
ROMA — Ministro Franco Frattini, da cattolico e uomo di governo, che impressione le hanno fatto le parole del Cardinal Bagnasco?
«E’ stato un discorso positivo, molto alto, del quale si finisce per trascurare la parte più interessante, quella della religiosità del nostro Paese, della persecuzione dei cristiani e del riconoscimento di quanto l'Italia ha fatto per contrastarla».
Ma del passaggio più politico, sullo «sgomento» dell'opinione pubblica, cosa pensa?
«Un cristiano riconosce nella Chiesa il magistero morale, l'autorità che ha il dovere di fare richiami alla moralità, all'etica pubblica, contro il facile arricchimento, il consumismo...».
Bagnasco chiede anche «sobrietà, disciplina e onore» a chi ricopre una carica pubblica...
«Certamente, è naturale che si indichino e correggano comportamenti che dal punto di vista della Chiesa devono essere coerenti con quelli richiesti a un buon cristiano. Ci sono cose che un Vescovo deve dire. Ma non è lecito — come invece è stato fatto con le parole del Cardinal Bertone, perfino con quelle del Santo Padre — strumentalizzare la voce della Chiesa e usarla per propri interessi di parte. Tanto più quando, come nella prolusione, si sollevano dubbi su una quantità di indagini investigative sulla cui qualità, per noi, c'è davvero molto da ridire».
Lei pone l'accento su quella che appare una bacchettata ai pm di Milano, ma l'invito al decoro e alla moralità dei comportamenti che sembra rivolto a Berlusconi non è un monito pesante se rivolto a un leader cattolico?
«Lo sarebbe se fosse vero il teorema che dà per colpevole Berlusconi di colpe che non sono assolutamente provate. Un monito mi colpisce se so di aver agito in maniera immorale. Ma se sono convinto — e Berlusconi lo è — che non ho fatto niente di male, non posso sentirmi oggetto di una censura. E d'altra parte, lo stesso cardinal Bagnasco parla di "squarci — veri o presunti — di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza", non li dà per fatti acquisiti».
Ma lei, al di là dell'esito giudiziario di questa vicenda, da cattolico non prova disagio per quello che emerge dalle intercettazioni?
«Ho parlato con Berlusconi più volte: mi ha assicurato che non ha mai pagato donne, che non è mai stato con una minorenne. Trovo le sue tesi verosimili, gli credo. Poi ho letto anch'io intercettazioni di ragazze che si muovevano con assoluta leggerezza, di familiari che le incitavano a "farsi sotto": se fossero provate, sarebbero parole che indicano un quadro di atteggiamenti a dir poco spregiudicati. Ma a parte il fatto che da qui a parlare di prostituzione ce ne corre, mi chiedo: chi lo dice che il responsabile di tutto questo sia il premier? Trarre da un materiale fatto di parole e di smentite e di contraddizioni una sentenza di colpevolezza è aberrante».
II cardinal Bagnasco esprime però anche una preoccupazione molto politica per un Paese quasi paralizzato dagli scontri tra istituzioni che si fanno «tranelli»: non la preoccupa un'analisi del genere?
«Molto, e vi riconosco la stessa preoccupazione del capo dello Stato, che condivido. Come condivido l'appello lanciato dal ministro Maroni sul Corriere perché ci si fermi tutti e si guardi all'interesse del Paese. Ma purtroppo è già caduto nel vuoto, perché dall'altra parte ci rispondono "prima Berlusconi se ne vada poi si discute"».
Richiesta inaccettabile per il Pdl?
«Inaccettabile perché, se si deve arrivare a un rapporto di rispetto reciproco tra le istituzioni, bisogna che tra queste sia compresa anche la presidenza del Consiglio oltre al Quirinale o alla presidenza della Camera. E’ inaccettabile soprattutto perché Berlusconi è il presidente del Consiglio voluto dagli italiani: Casini dovrebbe sapere che le conventio ad excludendum fanno sempre perdere voti, e il giustizialismo al quale oggi lui si affida contraddice tutto quello in cui ha detto di credere finora».
Non ritiene però che se Berlusconi avesse fatto un passo -- qualche ammissione, qualche confessione di umana fragilità come gli ha suggerito Ferrara — íl clima oggi sarebbe diverso?
«Ma cosa avrebbe dovuto fare Berlusconi, ammettere colpe che non ha? E il luogo dove potersi esprimere quale sarebbe? Parlerà quando avrà davanti a sé un giudice competente».
Intanto la maggioranza rischia sul federalismo: si consumerà su questo terreno la rottura che può portare al voto?
«Il ministro Calderoli sta migliorando il testo sul federalismo e toglierà l'alibi a chi non vuole approvarlo. Ma dubito davvero che, alla fine, l'opposizione si assumerà la responsabilità di bocciare il federalismo regalandoci un formidabile strumento per la campagna elettorale. Tireranno la corda, ma non la romperanno».
E se in commissione Bicamerale mancassero i voti?
«Noi i voti li esigiamo in Parlamento. Non portiamo certo il Paese alle urne per la scelta di una pur rispettabile commissione...».
PdL COMPATTO A DIFESA DELLE ISTITUZIONI E DELLA VERITA'
Cari amici,
in un momento tanto confuso e delicato per il nostro paese vorremmo evitare che la marea dei pettegolezzi che invade ogni giorno le pagine dei giornali finisca per oscurare il senso del nostro lavoro quotidiano per il bene comune. C’è il rischio di farsi tutti confondere o trascinare dall’onda nera, lasciandosi strumentalizzare da un moralismo interessato e intermittente, che emerge solo quando c’è di mezzo il presidente Berlusconi. Un moralismo che nulla ha a che fare con quella “imitatio Christi” a cui la Chiesa ci invita, e che anzi non si fa scrupoli a brandire per fini politici, e in senso opposto a seconda delle convenienze di parte, l'idea della morale cristiana.
L’enorme scossone mediatico e politico di questi ultimi giorni non si comprende appieno se non come l’ultimo atto di un’offensiva giudiziaria iniziata con Tangentopoli: il tentativo di una piccola ma agguerrita minoranza di magistrati di interferire pesantemente negli assetti politici, per determinare nuovi equilibri che prescindano dal consenso popolare.
Diciassette anni fa c’erano gli arresti spettacolari: politici e personaggi pubblici sfilavano in manette sotto telecamere impietose, e la carcerazione preventiva era lo strumento privilegiato di alcune procure. Ma quante di quelle accuse, urlate da certi magistrati con tanta sicurezza da sembrare indubitabili, si sono rivelate poi vere? Certamente sono stati riconosciuti dei colpevoli, anche se altri pur imputabili delle stesse responsabilità sono stati risparmiati e in alcuni casi nemmeno sfiorati dall'ombra del sospetto. Quel che è più grave, però, in numerose occasioni processi condotti nelle aule dei tribunali sono giunti a ben altre conclusioni rispetto alle accuse iniziali. Le tante assoluzioni che pure ne sono seguite, però, non potranno mai ripagare l’ingiustizia subita da chi vi si è trovato coinvolto, soprattutto da chi non ce l’ha fatta e si è tolto la vita.
E intanto, il paese ha pagato e paga ancora oggi le conseguenze di indagini a senso unico che hanno azzerato il ceto politico moderato, rallentato e inibito la capacità decisionale delle pubbliche amministrazioni, indebolito la grande impresa italiana.
Adesso la carcerazione preventiva è stata sostituita dalla gogna preventiva. Si butta nella pubblica piazza con una violenza inusitata la presunta vita privata delle persone (presunta perché contenuti frammentari di intercettazioni e commenti di persone terze non offrono alcuna garanzia di veridicità), e la si chiama “trasparenza”.
Abbiamo bisogno di giustizia, una giustizia che sia però veramente giusta, che segua regole certe, assicuri l'inviolabilità dei diritti di tutti i cittadini compreso chi si trova ad essere oggetto di accuse, e offra le garanzie necessarie, a partire dall’imparzialità del giudice e dal rispetto del segreto istruttorio. Una giustizia nella quale i magistrati formulino ipotesi di reato e non si occupino di costruire operazioni finalizzate ad emettere sentenze di ordine morale.
Chiediamo a tutti di aspettare, di sospendere il giudizio, di non farsi trascinare nella facile trappola del processo mediatico e sommario al Presidente del Consiglio, e chiediamo che si rispetti una vera presunzione di innocenza nei suoi confronti, finché il percorso di accertamento dei fatti sarà completato. Ve lo chiediamo non solo perchè è un elementare principio di civiltà giuridica, ma anche perché noi all’immagine abietta del Presidente Berlusconi così come dipinta da tanti giornali non crediamo.
Noi conosciamo un altro Berlusconi, conosciamo il Presidente con cui abbiamo lavorato in questi anni, e che ci ha dato la possibilità di portare avanti battaglie difficili e controcorrente, condividendole con noi.
Siamo certi che il tempo ci darà ragione: ma è di quel tempo che adesso c’è bisogno. Sarebbe assurdo e deleterio per il futuro dell’Italia consentire che, nell’attesa di un esito incerto della vicenda giudiziaria si producesse il danno certo di un cambiamento politico nel segno della conservazione sociale, della recessione economica e del relativismo etico come conseguenza di indagini asimmetriche che colpiscono alcuni risparmiando altri.
Ciò che non intendiamo invece tenere in sospeso è la responsabilità di noi, credenti e non credenti, impegnati convintamente nel Popolo della Libertà. Non abbiamo alcuna intenzione di interrompere il lavoro politico e legislativo che ci vede dediti alla costruzione del bene comune, dalla difesa della famiglia alla libertà di educazione, dalle leggi in difesa della vita alla attuazione concreta del principio di sussidiarietà.
Aspettiamo che la polvere e il fango si depositino, diamo tempo alla verità e alla giustizia.
Raffaele Calabrò
Roberto Formigoni
Maurizio Gasparri
Maurizio Lupi
Alfredo Mantovano
Mario Mauro
Gaetano Quagliariello
Eugenia Roccella
Maurizio Sacconi
in un momento tanto confuso e delicato per il nostro paese vorremmo evitare che la marea dei pettegolezzi che invade ogni giorno le pagine dei giornali finisca per oscurare il senso del nostro lavoro quotidiano per il bene comune. C’è il rischio di farsi tutti confondere o trascinare dall’onda nera, lasciandosi strumentalizzare da un moralismo interessato e intermittente, che emerge solo quando c’è di mezzo il presidente Berlusconi. Un moralismo che nulla ha a che fare con quella “imitatio Christi” a cui la Chiesa ci invita, e che anzi non si fa scrupoli a brandire per fini politici, e in senso opposto a seconda delle convenienze di parte, l'idea della morale cristiana.
L’enorme scossone mediatico e politico di questi ultimi giorni non si comprende appieno se non come l’ultimo atto di un’offensiva giudiziaria iniziata con Tangentopoli: il tentativo di una piccola ma agguerrita minoranza di magistrati di interferire pesantemente negli assetti politici, per determinare nuovi equilibri che prescindano dal consenso popolare.
Diciassette anni fa c’erano gli arresti spettacolari: politici e personaggi pubblici sfilavano in manette sotto telecamere impietose, e la carcerazione preventiva era lo strumento privilegiato di alcune procure. Ma quante di quelle accuse, urlate da certi magistrati con tanta sicurezza da sembrare indubitabili, si sono rivelate poi vere? Certamente sono stati riconosciuti dei colpevoli, anche se altri pur imputabili delle stesse responsabilità sono stati risparmiati e in alcuni casi nemmeno sfiorati dall'ombra del sospetto. Quel che è più grave, però, in numerose occasioni processi condotti nelle aule dei tribunali sono giunti a ben altre conclusioni rispetto alle accuse iniziali. Le tante assoluzioni che pure ne sono seguite, però, non potranno mai ripagare l’ingiustizia subita da chi vi si è trovato coinvolto, soprattutto da chi non ce l’ha fatta e si è tolto la vita.
E intanto, il paese ha pagato e paga ancora oggi le conseguenze di indagini a senso unico che hanno azzerato il ceto politico moderato, rallentato e inibito la capacità decisionale delle pubbliche amministrazioni, indebolito la grande impresa italiana.
Adesso la carcerazione preventiva è stata sostituita dalla gogna preventiva. Si butta nella pubblica piazza con una violenza inusitata la presunta vita privata delle persone (presunta perché contenuti frammentari di intercettazioni e commenti di persone terze non offrono alcuna garanzia di veridicità), e la si chiama “trasparenza”.
Abbiamo bisogno di giustizia, una giustizia che sia però veramente giusta, che segua regole certe, assicuri l'inviolabilità dei diritti di tutti i cittadini compreso chi si trova ad essere oggetto di accuse, e offra le garanzie necessarie, a partire dall’imparzialità del giudice e dal rispetto del segreto istruttorio. Una giustizia nella quale i magistrati formulino ipotesi di reato e non si occupino di costruire operazioni finalizzate ad emettere sentenze di ordine morale.
Chiediamo a tutti di aspettare, di sospendere il giudizio, di non farsi trascinare nella facile trappola del processo mediatico e sommario al Presidente del Consiglio, e chiediamo che si rispetti una vera presunzione di innocenza nei suoi confronti, finché il percorso di accertamento dei fatti sarà completato. Ve lo chiediamo non solo perchè è un elementare principio di civiltà giuridica, ma anche perché noi all’immagine abietta del Presidente Berlusconi così come dipinta da tanti giornali non crediamo.
Noi conosciamo un altro Berlusconi, conosciamo il Presidente con cui abbiamo lavorato in questi anni, e che ci ha dato la possibilità di portare avanti battaglie difficili e controcorrente, condividendole con noi.
Siamo certi che il tempo ci darà ragione: ma è di quel tempo che adesso c’è bisogno. Sarebbe assurdo e deleterio per il futuro dell’Italia consentire che, nell’attesa di un esito incerto della vicenda giudiziaria si producesse il danno certo di un cambiamento politico nel segno della conservazione sociale, della recessione economica e del relativismo etico come conseguenza di indagini asimmetriche che colpiscono alcuni risparmiando altri.
Ciò che non intendiamo invece tenere in sospeso è la responsabilità di noi, credenti e non credenti, impegnati convintamente nel Popolo della Libertà. Non abbiamo alcuna intenzione di interrompere il lavoro politico e legislativo che ci vede dediti alla costruzione del bene comune, dalla difesa della famiglia alla libertà di educazione, dalle leggi in difesa della vita alla attuazione concreta del principio di sussidiarietà.
Aspettiamo che la polvere e il fango si depositino, diamo tempo alla verità e alla giustizia.
Raffaele Calabrò
Roberto Formigoni
Maurizio Gasparri
Maurizio Lupi
Alfredo Mantovano
Mario Mauro
Gaetano Quagliariello
Eugenia Roccella
Maurizio Sacconi