Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha recentemente annunciato un grande programma di riforme per la crescita economica "il cui fulcro è la riforma costituzionale dell’articolo 41, annunciata da mesi dal ministro Tremonti, e misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico e di vasta defiscalizzazione a vantaggio delle imprese e dei giovani".
La proposta di riformare l' art. 41 della Costituzione ha ricevuto aspre critiche, anche da noti economisti e costituzionalisti. Ma in realtà tale riforma più che utile è necessaria. Qualche cenno alla storia e alla attività anche recente della Corte costituzionale basta a mostrare l' infondatezza di certe critiche, il cui movente appare chiaramente politico.
La Corte è prevista dalla Costituzione repubblicana entrata in vigore il primo gennaio 1948, ma la sua prima udienza pubblica si tenne soltanto il 23 aprile 1956. Il suo compito principale è quello di controllare la conformità alla Costituzione delle leggi ordinarie. Può privare della loro efficacia totalmente o parzialmente le leggi, invitando eventualmente il Parlamento ad operare conseguentemente.
Nei primi decenni della sua attività la Corte Costituzionale ha lavorato soprattutto con l' obiettivo di ottenere l' adeguamento alla nuova Costituzione della legislazione anteriore ad essa. Negli anni più recenti ha esaminato con grande attenzione la nuova produzione legislativa.
E' evidente che modificando l' articolo 41 da un lato si coinvolgerebbero la Corte e l' intera Magistratura nell' opera di rinnovamento in senso liberale della complessa ed imponente legislazione economica italiana. Dall' altro si renderebbero le riforme contenute in leggi ordinarie meglio capaci di superare con successo l' eventuale controllo esercitato dalla Corte stessa.
Proviamo a immaginare quale rivoluzione provocherebbe la costituzionalizzazione, ad esempio, del principio del controllo successivo da parte delle Pubbliche amministrazioni e quali benefici si avrebbero dall' attiva partecipazione della Corte costituzionale all' adeguamento delle tante norme oggi ispirate al principio contrario.
La riforma costituzionale in senso liberale, qualora fosse realizzata con un vasto consenso, contribuirebbe inoltre a sottrarre il nuovo indirizzo agli effetti del mutare delle maggioranze parlamentari.
Il paese ha bisogno delle riforme proposte da Berlusconi. E giudicherà severamente chi rema contro.
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